IL CRISTIANESIMO E L'IDEALE CLASSICO GRECO-ROMANO

«Il rapporto strettissimo tra i classici e il cristianesimo è un puro dato di fatto storico. Secondo la definizione di Henry-Irénée Marrou, nella sua celebre "Storia dell’educazione nell’antichità", il cristianesimo è, per sua stessa natura, una “religione dotta”, nel senso che, “per potersi propagare e conservare, per assicurare non solo il suo insegnamento, ma anche il semplice esercizio del culto, la religione cristiana esige almeno un minimo di cultura letteraria”. 

Il Marrou aggiungeva che, per questo motivo, “durante i primi secoli, s’è stretto così tra cristianesimo e classicismo un legame intimo, di cui lo storico non può fare a meno di constatare la solidità”. Precisamente, “il cristianesimo si è sviluppato e ha preso forma in seno alla civiltà greco-romana, e ne ha ricevuto un’impronta indelebile”: il fatto che gran parte del Nuovo Testamento sia scritto in greco è per il cristianesimo “così essenziale, come per il buddismo l’essere apparso in India e per l’Islam che il Corano sia formulato in arabo”
Tutto ciò ebbe una conseguenza fondamentale per quanto riguarda specificamente il problema dell’educazione. I cristiani dei primi secoli dovettero porsi la domanda formulata ancora una volta in maniera efficace dal Marrou: “se l’educazione classica rappresentava una tecnica ammirevole per la formazione d’un tipo umano perfettamente sviluppato, perché cercare altrove inutilmente ed elaborare un altro sistema d’educazione?” 
Ecco il motivo per cui la letteratura cristiana, da Clemente Alessandrino a Minucio Felice, da Basilio di Cesarea a Lattanzio, per arrivare fino alle grandi sintesi di Girolamo e Agostino, conduce da un lato una battaglia durissima contro il paganesimo, inteso come superstizione, ma nello stesso tempo accoglie senza riserve, nel proprio patrimonio genetico, l’educazione classica, intesa come uno strumento neutro sul piano religioso, ma utile sul piano morale, perché solo una persona compiutamente formata sul piano umano poteva decidere di compiere consapevolmente un atto di fede maturo e responsabile. Per le sue istituzioni scolastiche, il cristianesimo si differenzia perciò dalle altre religioni monoteistiche: mentre nelle scuole rabbiniche del mondo antico si studiava essenzialmente solo la Bibbia, e similmente nelle scuole islamiche si studierà poi quasi solo il Corano, al contrario, nelle scuole cristiane, dall’antichità fino ad oggi, perfino nei seminari destinati alla formazione del clero, nei primi cicli dell’istruzione si studiano prevalentemente i classici (...) la tradizione dell’apologetica, ben prima di Tertulliano, aveva affermato la piena compatibilità tra il cristianesimo e la filosofia greca: per usare le parole di Giustino, “coloro che sono vissuti secondo il Logos sono cristiani (…), come tra i Greci Socrate ed Eraclito” (...) Ci dovrebbe essere ben poco da discutere nella nostra tavola rotonda: dovrebbe essere scontato ricordare che, se siamo qui a interrogarci sui classici, lo dobbiamo proprio alla tradizione cristiana della nostra civiltà occidentale, che ci ha trasmesso i testi durante il Medioevo, ma soprattutto ne ha promosso la riscoperta e la valorizzazione (...) aprendosi all’oriente greco proprio quando il mondo islamico, dopo le aperture medioevali, debellava l’impero bizantino e decretava per sempre la fine della cultura ellenistica, in paesi che pure ne erano stati la culla.»

(R. Oniga, "Classici e Cristianesimo" - Università degli Studi di Udine)



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